Non so se lo sapete, ma a Ottobre è uscito l'ultimo capitolo della trilogia FLAMEFROST.
Chi lo aspettava? Qualcuno l'ha già letto? Soddisfatti del finale? :)
Titolo: "FLAMEFROST - L'ultimo respiro"
Autrice: Virginia Rainbow
Editore: YOUCANPRINT
Pagine: 414
Prezzo: 17.90
TRAMA
Gered
e Sarah si trovano in una situazione drammatica e nessuno può
aiutarli. Rinchiusi nelle segrete dell’astronave madre con un peso
enorme sul cuore, sembra che per loro sia perduta ogni speranza. Il
Principe Nero affronta con coraggio ciò che il destino pare avergli
riservato e non si dà per vinto, mentre Sarah si affida con fiducia
a lui.
Nel
frattempo alcuni personaggi inquietanti tramano nell’ombra per
preparare una vendetta da tempo bramata e altri si svelano pian piano
per ciò che sono davvero.
Le
scene si spostano nello spazio, concentrandosi all’interno della
Ghindar nei suoi corridoi bui così come nelle sale enormi e
lussuose.
Il
crudele Nardos, l’ambigua principessa Christin, il saggio maestro
Fouler e l’amico Rain assumeranno un ruolo decisivo all’interno
della storia, determinando con le loro azioni le sorti dei
protagonisti.
Capitolo
conclusivo della trilogia Flamefrost, “L’ultimo respiro”
contiene tutti gli ingredienti per una lettura irresistibile e
avvincente, svelando finalmente i molti segreti contenuti nei
precedenti volumi. Il lettore sarà portato a sorprendersi, a
commuoversi, a vivere assieme ai personaggi le loro incredibili
vicende momento per momento fino all'epilogo tragico e bellissimo.
L'AUTRICE
Virginia
Rainbow è un’autrice che scrive fin da bambina, creando storie
piene di immaginazione e sentimento. Ora divide il suo tempo tra il
lavoro e la sua passione per la scrittura. Adora leggere, fare
passeggiate in montagna e guardare i cartoni della Walt Disney. Il
suo romanzo di esordio è “The black mask”; seguono “Flamefrost
Due cuori in gioco” e “Flamefrost Insieme controcorrente”,
primo e secondo capitolo della trilogia Flamefrost.
Per informazioni riguardo l’e-book ed eventuali sconti, CONTATTARE DIRETTAMENTE L’AUTRICE alla mail : virgy72@aliceposta.ito alla chat del suo profilo autore.
C'è sempre una persona per ogni libro e un libro per ogni persona
Titolo: "La lettrice che partì inseguendo un lieto fine"
Autrice: Katarina Bivald
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Pagine: 408
Prezzo: 16.90
TRAMA
Se la vita fosse un romanzo, quella di Sara non sarebbe certo una storia d'avventura. In ventotto anni non ha mai lasciato la Svezia e nessun incontro del destino le ha scompigliato l'esistenza. Timida e insicura, si sente a suo agio soltanto in compagnia di un buon libro e i suoi migliori amici sono i personaggi nati dalla fantasia degli scrittori, che le fanno vivere indirettamente sogni, viaggi e passioni. Fino al giorno in cui riceve una lettera da una piccola città dal nome bizzarro, sperduta… in mezzo all'Iowa: Broken Wheel. A scriverla è una certa Amy, sessantacinquenne americana che le invia – dalla propria vastissima biblioteca personale – un romanzo richiesto da Sara su un sito web. È così che inizia tra loro una corrispondenza affettuosa e sincera, che apre a Sara una finestra sulla vita: Amy le dimostra che è possibile amare la lettura senza per questo isolarsi dal mondo, perché è bello condividere ogni piccolo momento prezioso, anche se si tratta di un romanzo. E dopo un fitto scambio di lettere e libri durato due anni, Sara stessa trova finalmente il coraggio di attraversare l'oceano per incontrare l'amica lettrice. Tuttavia, come in un inatteso capovolgimento di trama, non c'è Amy ad attenderla: il suo finale, purtroppo, è giunto prima del previsto. Ci sono però tutti gli eccentrici abitanti di cui Amy le ha tanto parlato. E mentre loro si prendono cura della spaurita turista (la prima nella storia di Broken Wheel), Sara decide di ricambiare la gentilezza iniziandoli al piacere sconosciuto della lettura. Proprio lei, che ha sempre preferito i libri alle persone, in quella città di poche anime ma dal cuore grande troverà amicizia, amore ed emozioni da vivere sulla pelle: finalmente da vera protagonista della propria vita.
RECENSIONE
Broken Wheel - ruota rotta- è il nome perfetto per il paesino in cui arriva Sara, dove ogni cosa dev'essere riparata e aiutata a ripartire, dai negozi vuoti con le finestre rotte, ai semafori fermi sul rosso, alle persone che ormai non sperano più o che ormai hanno cominciato a credere alle voci che corrono sul loro conto provenienti da Hope, il paese dove tutto sembra perfetto.
Sara, con una valigia piena più dei suoi amati libri che di tutto il resto e con il naso immerso sempre in un romanzo che le fa anche da scudo, da difesa, da tutto ciò che la circonda, riuscirà a scoprire la bellezza e a riportare alla vita quel luogo che assomiglia tanto a un libro impolverato, ingiallito, che nessuno nota più e verrà aiutata a sua volta dagli abitanti a capire se vuole essere un personaggio secondario nella vita e se davvero quest'ultima è sempre meglio nei libri.
Gli abitanti che a prima vista sembrano freddi e quasi antipatici, si rivelano delle persone meravigliose -perché non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina- capaci di entrare nel mio cuore, a partire da Tom, così riservato e altruista che ha paura di innamorarsi; Grace, una donnona tutta d'un pezzo che proviene da una famiglia con una lunga sfilza di Grace, che sembra vergognarsi di poter essere anche femminile; Andy e Carl, l'unica coppia gay in paese, dal carattere opposto che vede il primo sempre aperto e solare, anche se la vita non è stata sempre dalla sua parte e il secondo, dall'aspetto di un modello, che preferisce restare nell'ombra; Caroline, troppo presa dal pensare ai giudizi della gente sul suo conto per vivere come vuole; George, a cui è stata strappata la figlia; a tanti altri che potrete conoscere.
E' un libro dove impareremo a conoscere Amy attraverso le lettere che si scambiava con Sara, piene di titoli di libri, autori, consigli e storie su Broken Wheel, e allo stesso tempo seguiremo le vicende di Sara, che cercherà attraverso l'apertura di una libreria di far scoprire il piacere della lettura agli abitanti del posto, trovando il libro adatto per ciascuno e inventando un sistema di classificazione dei libri sugli scaffali per chi si avvicina per la prima volta alla lettura.
E' il primo romanzo che leggo che parla davvero di libri, che racconta la loro positività, le emozioni che possono suscitare, l'aiuto che possono dare e perché si fanno amare.
Divertente, romantico, commovente: "La lettrice che partì inseguendo un lieto fine" è uno di quei libri che vorresti consigliare a tutti, che fa breccia nel cuore e che rende tristi una volta concluso, perché significa che dovrai separarti dai suoi personaggi.
Di solito non lo faccio, ma stavolta voglio condividere con voi alcuni passi di questo romanzo :)
Hai mai annusato i libri?
Sophy scosse la testa. Sara le tese un tascabile, l'ultimo di Marian Keys. La copertina era lucida, azzurra e rosa, e aveva dei caratteri elaborati. Aprilo, la esortò.
La ragazza aprì il volume con cautela, quasi temesse di romperlo.
No, no, la redarguì Sara. La giovane la guardò terrorizzata. Aprilo come si deve. Le mostrò come fare. Devi poterci infilare dentro il naso.
Sophy avvicinò le pagine al viso, sempre con grande attenzione, e inspirò piano. Sorrise.
L'hai sentito? Profumo di libri nuovi. Avventure non ancora lette. Amici non ancora conosciuti, ore di magiche fughe dalla realtà che ci aspettano.
(...) Il profumo dei libri rilegati e dei tascabili era differente, ma lo stesso valeva per le varie edizioni economiche, per i tascabili svedesi e quelli americani. I classici, per esempio, avevano un odore tutto loro. Anche i libri di testo ne avevano uno particolare: quelli universitari erano diversi da quelli per le scuole elementari. Che a loro volta, però, erano simili a quelli per le scuole serali: emanavano lo stesso odore di aule vecchie, stanchezza e aria viziata.
Il profumo più intenso, in ogni caso, era quello dei libri nuovi. Sara immaginava che, logicamente, quando un volume veniva aperto, letto e sfogliato, il suo odore si attenuasse. Era una convinzione tuttavia solo teorica: in realtà era convinta di sentire il profumo di avventure ed esperienze che aspettavano solo lei.
L'AUTRICE
Katarina Bivald è nata nel 1983 e vive a Stoccolma, in Svezia. Come la protagonista del suo romanzo d'esordio, ha lavorato per anni come libraia, ma non ha ancora deciso se preferisce i libri o le persone. La lettrice che partì inseguendo un lieto fine, già bestseller in Svezia, è in corso di traduzione in sedici Paesi.
Hazel ha sedici anni, ma ha già alle spalle un vero miracolo: grazie a un farmaco sperimentale, la malattia che anni prima le hanno diagnosticato è ora in regressione. Ha però anche imparato che i miracoli si pagano: mentre lei rimbalzava tra corse in ospedale e lunghe degenze, il mondo correva veloce, lasciandola indietro, sola e fuori sincrono rispetto alle sue coetanee, con una vita in frantumi in cui i pezzi non si incastrano più. Un giorno il destino le fa incontrare Augustus, affascinante compagno di sventure che la travolge con la sua fame di vita, di passioni, di risate, e le dimostra che il mondo non si è fermato, insieme possono riacciuffarlo. Ma come un peccato originale, come una colpa scritta nelle stelle avverse sotto cui Hazel e Augustus sono nati, il tempo che hanno a disposizione è un miracolo, e in quanto tale andrà pagato.
RECENSIONE
"Colpa delle stelle" secondo me rappresenta ciò che bisognerebbe provare a fare quando si sta vicino a chi è malato di cancro, anche se so che non è facile: sostenere la persona in modo che la sua testa non rimanga fissa sul problema, come invece accade per es. nel gruppo di sostegno frequentato da Hazel, dove non c'è spazio per essere leggeri, per fare dell'umorismo, ma solo per la parola cancro, facendo sì che la persona rimanga ferma e bloccata su quel male orrendo. In questo romanzo il cancro non è il protagonista, perché i veri protagonisti sono Hazel e Augustus, i loro caratteri, la loro storia d'amore, le battute, le risate, il loro modo di affrontare le avversità prendendosi quasi beffa del male, perché non ha il diritto di essere la star indiscussa sulla quale viene puntata tutta la luce e l'attenzione. E' un romanzo che parla di giovani, ma anche dei loro genitori e di come affrontano a loro volta questo incubo e l'autore ne parla in modo vero, perché ci sono tante parti divertenti e romantiche, ma ci sono anche momenti commoventi in cui non si nasconde la condizione di Hazel, i suoi momenti di sofferenza e ciò che potrebbe accaderle se la cura non funzionasse, proprio come nella realtà. Ho adorato il rapporto tra Isaac, Gus e Hazel, la loro capacità di vedere le cose da una prospettiva diversa, riuscendo a ridere in situazioni per nulla leggere, il linguaggio che arriva al cuore che riesce subito ad accalappiarti, e le riflessioni che possono scaturire dalle metafore tanto amate da Gus (Augustus) e dagli stralci di "Un'imperiale afflizione, il libro preferito da Hazel.
Non è tutto rose e fiori, ma ciò che colpisce sono l'incontro tra i ragazzi, le battute, i loro pensieri e solo in secondo piano la malattia, come dovrebbe essere sempre, perché il cancro fa parte della persona, ma non è la persona.
L'AUTORE
JOHN GREEN è nato nel 1977. È cresciuto in Florida e in Alabama, dove ha frequentato una scuola non molto diversa da Culver Creek, e oggi vive a Indianapolis. “Cercando Alaska” è stato il suo primo romanzo e negli Stati Uniti ha vinto numerosi premi come miglior libro per Young Adults. Nel 2014 diventerà un film della Paramount Pictures scritto e diretto da Josh Schwartz, il creatore di The O.C. Rizzoli ha pubblicato anche Teorema Catherine e Città di carta.
Non è stato semplice decidere a
quale donna dedicare questa puntata, ogni idea mi sembrava poco interessante.
Dopo aver riflettuto a lungo - e dopo essere stata nuovamente tempestata da
notizie di cronaca letteralmente inconcepibili - ho deciso di parlarvi non di
una donna, ma di tante donne, le Donne vittime di violenza.
Mogli, mamme, figlie, cugine,
nipoti, amiche, fidanzate...donne! Donne che hanno sempre guardato con sospetto
l'ignoto, perchè fin da piccole ad una donna insegnano di non dare confidenza agli
estranei, di non camminare da sola, di notte, in una strada buia, di chiudere
sempre bene la porta a chiave per evitare di essere rapinate, violentate,
uccise.
Nessuno dice mai ad una bambina:
"piccola
mia cerca il grande amore, sposati, fai dei figli ma fai attenzione, non
abbassare mai la guardia perché tuo marito, il tuo compagno, il padre dei tuoi
figli, l'uomo che dorme in fianco a te ogni notte, potrebbe essere così folle
da ucciderti per gelosia, per possessività o anche solo per liberarsi di te!"
Siamo state abituate ad avere
paura dell'uomo nero, ma se l'uomo nero fosse proprio quello che abbiamo
accanto e che abbiamo scelto?
In Italia ogni minuto - il tempo di un
caffè - due donne subiscono violenza.
In Italia ogni tre giorni una donna viene
uccisa.
Dati che fanno fa accapponare la
pelle.
E la morte avviene per mano di un
familiare, qualcuno che dovrebbe avere lo scopo di proteggere.
Purtroppo poi solo in rarissimi casi
l'omicidio avviene per un raptus, generalmente è il culmine di lunghi periodi
di violenza e maltrattamenti da cui le donne non hanno saputo - o voluto per
paura - fuggire.
Solo nel 2013 sono state uccise 135 donne
e siamo a 92
donne per il 2014 calcolate fino al 8/10/2014 (fontehttp://prosmedia.org/osservatorio-sul-femmicidio/)e
questo numero si riferisce ai casi certi, quelli dove il colpevole viene
scoperto; ci sono poi tutte quelle donne che scompaiono senza lasciare traccia
e per la cui sparizione mariti o familiari di vario genere e ruolo sono
indagati ma non ancora condannati.
Moltiplichiamo questi numeri per il resto del mondo ed avremo dei risultati
assurdi, incredibili, inconcepibili!!!
("Una foto al giorno nel peggiore anno della mia vita")
E nella maggior parte dei casi si
parla, purtroppo, di tragedie annunciate.
Per preparare questo post ho fatto
ricerche per circa un mese e mentre facevo ricerche continuavo ad imbattermi in
notizie nuove. Giorno dopo giorno i casi aumentano ed io resto sempre più
addolorata perché a parte quelli di cui si parla di più, ce ne sono tantissimi
altri a cui vengono dedicate poche righe e finiscono nel dimenticatoio.
E' per questo che oggi ho pensato di dedicare a queste donne
il mio ritratto e di scrivere il meno possibile perché voglio lasciare la
parola ad alcuni dei loro volti, ai loro sorrisi spezzati...
Dopo le immagini di chi non ce l'ha fatta troverete però la
testimonianza di una donna che ha subito violenza e che è riuscita a denunciare
e ad evitare il peggio, perché uscirne si può e lo si deve a se stesse!!!!!
Concetta Traina, 27 anni, uccisa a
coltellate insieme alla madre dall'ex fidanzato
Ivana Scintilla, 27 anni, accoltellata dal
marito - che poi si è tolto la vita - davanti ai due figli Alessandra Pelizzi, 19 anni, gettata dal
settimo piano di un palazzo dall'ex fidanzato, che poi si è suicidato Mary Cirillo, 24 anni, madre di quattro
figli, uccisa dal marito con un colpo di fucile Fabiana Luzzi, neanche sedici anni
accoltellata e bruciata viva dal fidanzatino di 17 anni Ilaria Leone, 19 anni, strangolata e
morta soffocata dal suo stesso sangue Giuseppina di Fraia, 52 anni, investita con
l'auto e bruciata dal marito (in foto) Lucia Bellucci, 31 anni, strangolata,
pugnalata e rinchiusa nel bagagliaio dell'auto dell'ex fidanzato Michelle Campos, 21 anni, uccisa a colpi
di martello alla testa dal fidanzato Cristina Omes, 38 anni, uccisa dal
marito insieme ai due figlioletti di 5 anni e 20 mesi
Ed ora dopo tutta questa tristezza, vi voglio lasciare con
una storia che, per quanto dura e dolorosa, è però una storia a lieto fine. Ve
la voglio fare raccontare da lei, questa donna forte e coraggiosa che ha avuto
la capacità di uscirne non senza dei grandi strascichi psicologici!
Non vi dirò il suo nome per preservare la sua persona, ognuno
di voi potrà darle nella sua mente il nome che vorrà:
"Qualche anno fa ero una studentessa, una persona piena di sogni
nel cassetto, ma con un presente un po' noioso. Fidanzata con lo stesso ragazzo
dai tempi del liceo, due lavori per mantenere l'appartamento in città e una
vita piena di impegni. La mia situazione sentimentale era un po' smorta, tanti
anni alle spalle e interessi che piano piano erano sempre meno in comune.
Decisi di concludere una storia che si stava prolungando per l'abitudine, ma me
ne pentii dopo poco. Nel frattempo incontrai un uomo formidabile, dolce,
comprensivo che mi regalò la sua amicizia, lo chiameremo Mister X. Dopo qualche tempo me ne innamorai. Bello davvero, mi
sentivo rinata, vitale, il sorriso era tornato a brillare sul mio viso, mi
sentivo come una ragazzina gioiosa. Ma non durò a lungo.
Piano piano mi accorsi che le sue idee erano sempre più importanti ma
soprattutto giuste e le mie ovviamente sbagliate e sciocche. Il mio pensiero
politico era da plasmare perché io ero una persona ignorante da educare. Per un
po' mi sono divertita, in fondo per me era una sfida, i nostri battibecchi
credevo fossero dei giochi per confrontarci e conoscerci, ma mi sbagliavo. Con
il passare del tempo si discuteva fin che non gli dicevo che aveva ragione; poi
si sono susseguiti degli episodi particolari: un giorno mi disse di guardare il
sole dal finestrino della macchina, io non riuscivo dalla mia posizione, così
mi prese per i capelli (non in maniera violenta, ma comunque decisa, forse
troppo) e mi girò la testa per farmelo vedere. Qualche giorno dopo volevo
entrare in un negozio di scarpe, ma ero indecisa perché avevo lasciato il
bancomat a casa e lui mi spinse dentro con una certa enfasi.
Non diedi a questi episodi una grande importanza perché era davvero la
persona più gentile e disponibile che avessi mai conosciuto, e non riuscivo a
capire come fosse successo, forse lo avevo solo interpretato male. Poi come ho
scritto precedentemente ha iniziato a impormi le sue idee.
Perché non l'ho lasciato subito? Questa è una
bella domanda. Proverò a spiegare il perché, anche se credo che non sia
comprensibile a qualcuno che non l'ha vissuto. Mister X ha fatto in modo di essere l'uomo perfetto e ci ha messo
mesi e mesi di duro lavoro. Aveva un lavoro decisamente importante, una
famiglia rispettabile altolocata, insomma era difficile per la mentalità media
colpevolizzarlo di qualche cosa. Ha
creato intorno a sé una luce perfetta in modo che i miei occhi e quelli dei
miei cari o dei miei amici lo vedessero così. Quando ho provato a dire ad
un'amica che erano capitate queste cose, lei mi ha detto che forse mi ero
sbagliata, Mister X non può aver detto questo dai, lo conosco, è così dolce,
pende dalle tue labbra, ma figurati, magari sarai un po' stanca e avrai
interpretato male.
Poi sono arrivati i litigi forti, le scenate di gelosia, le piccole
violenze. Volete sapere perché anche allora non l'ho mandato via? La pazza ero
io. Intorno a me si era creato il vuoto: lui aveva convinto tutti che la storia
con il mio ex mi aveva distrutta, il lavoro e la scuola mi stressavavo a tal
punto che io avevo bisogno di aiuto, che gli facevo discorsi inconcludenti. Ha
registrato con il cellulare un pezzo di una nostra litigata dove io lo mandavo
a stendere, e l'ha fatta sentire al mio capo, ai miei genitori, ai miei amici.
Lui piangeva con tutti, andava a dire che voleva sposarmi e tra le lacrime
diceva che andavo curata, dovevo prendere dei farmaci perché ero
schizofrenica.
Quando mi colpiva si buttava per terra e cominciava a piangere,
dicendo che avevo fatto tutto da sola, che avevo sbattuto la testa contro il
muro da sola e adesso davo la colpa a lui. Dovevate vedere i suoi pianti,
sembrava un bambino e mi diceva che voleva solo aiutarmi. Io non osavo parlare
con mia madre, è anziana, io sono figlia unica ma so che lei non gli credeva. I
suoi colpi erano davvero ingegnosi, mai un segno visibile. Nel caso lo avessi
raccontato non c'erano prove.
Un giorno capitò una cosa molto grave, ma non mi va di parlarne,
quindi perdonatemi. Io ero a pezzi, mi sentivo sola, mi sentivo folle, ero
convinta di avere un problema e non sapevo come fare. Un lavoro l'avevo perso
grazie a lui, ma rimaneva l'altro: il mio capo è sempre stato dalla mia parte
(ovviamente non sapeva le cose capitate, altrimenti oggi posso affermare che lo
avrebbe denunciato lui) ma non ha mai creduto a una parola uscita dalla bocca
di Mister X. Comunque grazie al mio capo e al mio attuale marito (all'epoca
eravamo amici) riuscii a lasciarlo. E secondo voi è finita? Nooooo. Iniziarono
gli appostamenti sotto casa o in qualsiasi altro luogo, le telefonate anonime
con minacce e poi una bella segnalazione dai carabinieri. Ma la volete sapere
una cosa: la mia parola contro la sua. I carabinieri mi dissero di fare
attenzione, perché se lui era così furbo, avrebbe potuto denunciare me per
diffamazione.
Perché sono stata dai carabinieri? Ci ho messo un po', e se non avesse
continuato a perseguitarmi dopo la rottura forse non lo avrei fatto. Ma
riusciva ad entrare nei miei profili di facebook, di posta elettronica e
scriveva messaggi a mio nome alle persone, si faceva trovare fuori dal lavoro e
mi rideva in faccia dicendo che mi avrebbe fatto rinchiudere, che i miei
genitori sarebbero morti di frustrazione e che lui avrebbe dato loro delle
prove inconfutabili della mia pazzia, che io ero schedata e non lo sapevo.
Ecco, forse ha toccato l'unico tasto in grado di svegliarmi: i miei genitori.
Guai a chi me li tocca. Poi sono stata da uno specialista e volete sapere cosa
mi ha detto? Che ero tanto stressata e avevo bisogno di una vacanza ma che le
persone "malate" sono altre, quindi lei non avrebbe potuto aiutarmi.
Ci ho messo un anno a smettere di sobbalzare al primo rumore o a non
urlare nel sonno, ma oggi sto bene. Certo, ho perso la spensieratezza,
l'allegria e l'innocenza di prima, ma ho una famiglia meravigliosa che mi ama
così come sono.
Vi chiedete perché voglio rimanere anonima? Ho una famiglia, dei
genitori che adoro e non voglio che soffrano e sono stufa, stanca. Ma vivo
ancora con l'ansia che un giorno decida di cercarmi perché non ha di meglio da
fare. Io mi sono sentita in trappola, come se fossi legata ad una sedia con
delle corde spessissime e mi sentivo presa in giro, perchè lui faceva così. Non
volevo uscirne perché ero da sola ed era difficile, quasi insopportabile, così
per tre anni sono stata schiacciata psicologicamente. Quando decisi di metter
fine a questa storia mi sono sentita la gola bruciare, come quando rischi di
affogare per la mancanza di ossigeno e senti i polmoni bruciare.
Però oggi sono qui, sono felice, e posso raccontare questa
storia."
Ringrazio questa amica che ha
voluto condividere con noi la sua dolorosa esperienza e spero che come lei,
molte altre donne, potranno trovare la
forza di denunciare e di farsi aiutare.
E a noi tutti dico: cerchiamo di
prestare attenzione alle donne che abbiamo intorno, non minimizziamo un
avvenimento, una parola, una richiesta di aiuto... spesso per chi subisce
violenza è difficilissimo riuscire a rivolgersi ad un familiare o ad un'amica e
trovare dall'altra parte un muro di sicuro non aiuta!!!
Spero che nessuna di voi ne abbia
la necessità, ma vi lascio un link con tutti i numeri di telefono dei Centri
Antiviolenza per donne maltrattatea cui è possibile rivolgersi per
un aiuto: